Zsasz Draken

Scheda di Harthroon

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    Già Caelen il Calvo

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    Nome Zsasz
    Cognome » Draken
    Soprannome » //

    Età » 22
    Altezza » 1.84
    Peso » 68 Kg
    Capelli » Bianchi
    Occhi » Ghiaccio
    Corpo » Snello
    Mano » Mancino
    Tatuaggi » 1
    Musica preferita » Classica
    Letture preferite » Saggi di ingegneria, chimica, tecnologia applicata
    Hobbies » Vivisezione, tortura
    Ciò che ama» Fumare, il vino, la carne al sangue, tutto ciò che si può mangiare stringendolo in una mano (mele, pesche, pomodori, pere,...). Ha una sorta di malattia che lo porta ad essere stranamente eccitato quando sente le grida di dolore di qualcuno
    Ciò che odia » La sporcizia, le persone stupide.



    Profilo psicologico » Zsasz non è quello che si può definire come una persona comune. Sadico, crudele, arrivista. La cosa buffa? E' un marine. Non è un marine perchè crede fermamente nella legge, nella giustizia o nell'onestà, ma perchè la più grande astuzia del diavolo è quella di far credere che non esista. Quella giubba militare è una maschera. Una maschera di pace e di amore verso la libertà. I cittadini rispetteranno il marine che libera la città dal pirata cattivo. Il governo vedrà il marine come qualcuno al suo servizio pronto a dare la vita per proteggere il benessere dei potenti. Tutti, per terra e per mare, si faranno un'idea, appena vista l'uniforme. Unite quest'idea ad un comportamento perlopiù impeccabile e gentile e l'immagine del marine perfetto è bella che disegnata. A chi importa se poi nel privato quel marine è un vero figlio di puttana? A chi importa se il pirata cattivone, una volta catturato, viene torturato con una banale scusa? Non ama il contatto fisico nella maggior parte delle volte. A parte quando inizia a torturare qualcuno, fisicamente e psicologicamente. Preferisce avere le mani sporche di sangue piuttosto che di sudore di qualcuno, per intenderci.
    Tutto questo è quello che delinea Zsasz. Non è il vostro adorabile marine di quartiere, nevvero?
    Ma non temete, è tutt'altro che stupido o sprovveduto. Non ha intenzione di far saltare la propria copertura o non potrebbe più giustificare in nessun modo le proprie "passioni". Se lo incontrerete per strada e lui non trovasse in voi alcun motivo di fastidio, potrebbe essere una persona affabile, delicata, gentile. Molto gradevole. Ha una buona cultura e un ottimo senso dell'eleganza. Sebbene non gli risulti naturale nascondere la sua cinica e fredda natura, ci riesce in modo esemplare, facendo pensare a chi lo conosce davvero, che in fondo possa avere più di una personalità. In realtà è solo un bravo attore.

    Profilo fisico » Alto e magro, farebbe la rabbia di tutte le nonne. Fisico asciutto e decisamente atletico, più per fortuna che per effettivo allenamento. Portamento elegante e sguardo freddo, snob, potrebbero far pensare che abbia origini nobili. In realtà è semplicemente uno stronzo che reputa tutti gli altri feccia. Un tatuaggio sul pettorale destro: La lettera Z e la lettera V. La sua iniziale e quella del fratello maggiore, Viktor. Mani affusolate e sempre curate, tiene al suo aspetto tanto quanto tiene al suo nome. Il suo aspetto è quantomeno inconsueto. Capelli bianchi come il latte e pelle chiarissima. Occhi color ghiaccio, potrebbe sembrare affetto da albinismo, ma non soffre particolarmente i raggi solari, come si potrebbe immaginare. Non si abbronza praticamente mai, ma non se ne interessa più di tanto. Anzi trova quel pallore quasi nobiliare decisamente elegante.
    Veste con vestiti bianchi, impeccabili. Ama la pulizia e l'igiene e sebbene sa che deve portare qualche vestiario della marina per far riconoscere il suo status, non rinuncia mai ad un completo di lino o di seta, magari con sotto una qualche sorta di protezione militare o delle spalline rinforzate, sempre nel massimo rispetto del buon gusto e dell'eleganza.

    La sua storia » Sarebbe banale pensare che una persona così equilibrata possa avere avuto una infanzia difficile? Credo di sì. Tanto banale quanto corretto. Figlio di due marines e secondo di tre figli, la vita della loro famiglia venne sconvolta 16 anni fa. Quando Zsasz aveva 6 anni.
    Suo fratello Viktor aveva appena compiuto 16 anni, ed era pronto per arruolarsi in marina, come in fondo avevano fatto i genitori. Era tutto eccitato e già pregustava il momento nel quale avrebbe vestito quella agognata uniforme e avrebbe potuto ricalcare le orme di chi gli aveva insegnato tutto della vita.
    Per sedare questa euforia, come era solito fare, il padre lo aveva portato insieme a Zsasz e a Sam, il terzo figlio, di quattro anni, a vedere la caserma nella quale lui e la moglie prestavano servizio. Non si trattava degli ultimi arrivati e, anzi, cose come questa non capitavano così di rado in un'isoletta sperduta come la loro dove l'unico pericolo sembrava essere quello di morire di noia.
    I tre bambini si divertivano con le reclute, venivano portati nelle prigioni (per lo più vuote), e veniva loro mostrato il segnale di allarme da suonare in caso di pericolo.
    Ogni cosa li dentro era come una favola per loro, cresciuti a pane e marina.
    La giornata sembrava perfetta e stava per svolgere al termine. Sam, il figlio più piccolo, si era addormentato nel passeggino ed era stato lasciato all'ombra, poco distante. Viktor invece era fermo a parlare con qualche ufficiale che sembrava divertirsi a stuzzicarlo, facendogli indossare il cappello dell'uniforme, che lui, tronfio sfoggiava gonfiando il petto e sfoggiando un sorriso a 32 denti. Zsasz, era l'unico in quel momento che non aveva nulla da fare, ma proprio perchè non aveva nulla da fare, decise, forse per istinto, forse per noia, di guardare il cielo, e contare le nuvole.
    "Una nuvola, due nuvole, tre nuvole, un uomo che vola, quattro nuvole, un altro uomo che vola, un altro e un altro ancora.....Papà, perchè quegli uomini volano?". Ora, un bambino a sei anni fa fatica a distinguere la differenza tra volare e cadere, ma il padre, troppo tardi, decise di prestargli attenzione. Sei uomini letteralmente caddero, non si sa da dove, ma caddero all'interno del cortile della caserma, esattamente dove si trova la famigliola felice e i marines in servizio.
    Un attimo di silenzio e lo sgomento più totale. Una nube di polvere coprì l'atterraggio, apparentemente molto fortunato, visto che quelle persone si rialzarono quasi senza danni.
    I marines si guardarono attoniti, non sapendo cosa fare. Una indecisione fatale. Dalla polvere iniziarono a provenire spari e risate provocatorie. La madre e il padre non ci pensarono due volte e corsero a proteggere i due figli più piccoli. Zsasz rimase immobile a fissare quelle sei persone, poi rivelatasi parte di una ciurma pirata, iniziare a sparare a tutti i presenti, mentre il padre gli si parò davanti facendogli da scudo umano. La madre, d'istinto, corse verso il passeggino poco distante per proteggere Sam, che per il rumore aveva iniziato a piangere spaventato.
    La madre corse verso di lui, con tutte le sue forze, ma fu più lenta del nerboruto uomo dalla barba incolta piovuto dal cielo, che raggiunse il passeggino prima di lei. Guardò Sam e sorrise, beffardo. Lo sguardo dei genitori e di Viktor si pietrificò. Disarmati e troppo lontani per intervenire sentirono un groppo alla gola, non sapendo cosa fare. I secondi parvero ore e le braccia erano diventate tanto pesanti da non riuscire a sollevarle.
    Poi lo sparo. Due- Tre.
    No, non fu il pirata, che sembrò come tutti distrarsi dalla situazione. Si voltò, lasciando perdere quell'infante, e vide un marine, non troppo distante da lui che teneva stretta tra le mani una pistola fumante. Quella recluta tremava dalla paura; era evidente che non fosse abituato nè pronto per una situazione del genere. Zsasz si fermò ad osservarlo, senza proferire verbo. Le gambe larghe, la postura inadatta, troppo rigida, la visiera del berretto che copriva gli occhi...Di certo non uno dei migliori elementi che la caserma poteva vantare, visto che nonostante la distanza ravvicinata, sembrava non aver ferito nemmeno quell'energumeno violento.
    Ma forse era stato sufficiente per distrarre la sua attenzione e permettere alla madre, di fiondarsi sul passeggino e stringere il figlio tra le braccia, scaraventando il pirata a parecchi metri di distanza con un calcio, sferrato al centro della schiena.
    I volti di tutta la famiglia si rasserenarono, nonostante fossero in mezzo ad una battaglia. Vedere il pupo stretto tra le braccia della madre era quasi poetico e la paura del pericolo scampato per un soffio iniziò in qualche modo a quitarsi.
    E vissero tutti felici e contenti.
    Fine.
    Sarebbe bello, non è vero?
    Peccato.
    Fu un attimo interminabile. La madre strinse al petto il figlio, ma qualcosa la turbò. Lo allontanò dal volto, per guardarlo. Non lo sentiva piangere, non lo sentiva dimenarsi. Iniziò a preoccuparsi. Non poteva essersi riaddormentato, lo aveva sentito piangere poco prima.
    Il terrore si dipinse sul volto di tutti.
    La madre scoppiò in lacrime e giusto il tempo di vedere che la sua maglia chiara aveva sul petto una pesante chiazza rossastra, anche il resto della famiglia scoppiò a piangere, rabbiosa.
    I proiettili di quel marine così goffo avevano distratto il pirata, ma avevano sortito un fato ben peggiore per il piccolo Sam, non troppo distante da lui.
    Tre colpi, un solo foro, al centro del petto. Fu sufficiente per spezzare a metà quella vita, ancora inconscia di ciò che avrebbe potuto diventare.
    Zsasz ebbe ricordi confusi dei momenti avvenire. E da quel momento la vita della sua famiglia iniziò a scivolare in una spirale discendente senza fine. I genitori che per anni avevano servito la marina in modo integerrimo si erano trovati a perdere il figlio minore, ucciso proprio da un marine. La depressione fu inevitabile. Il corpo militare e il governo offrirono un risarcimento pecuniario ai genitori per la loro perdita, ma quale somma può colmare un tale vuoto?
    Viktor, al quale Zsasz rimase molto legato, si convinse che quella recluta non fosse esente dalle colpe. L'incompetenza è a tutti gli effetti una colpa e quel marine, preso dal terrore, aveva affrontato nel modo sbagliato il pirata, mettendo in pericolo la sua famiglia e uccidendo suo fratello. Iniziò a detestare la marina nel suo complesso. Dalla semplice recluta, a chi l'aveva formata, persino al governo che aveva proposto un'offensiva forma di risarcimento per far chiudere la bocca sull'accaduto.
    Non ci volle molto tempo nel fargli prendere tutt'altra strada. Prese il mare, sì, ma con una bandiera nera sul pennone e un baule di rabbia.
    Zsasz iniziò a crescere turbato. I genitori provarono a farlo studiare e gli diedero un'educazione perfetta. Ma la notizia del fratello maggiore diventato pirata aveva fatto storcere il naso ai loro superiori che, come se non bastasse, li allontanarono dalla caserma.
    Congedati con disonore da chi aveva ucciso loro il figlio.
    Passarono pochi mesi ed entrambi si ammalarono, gravemente. L'unica cosa che riuscirono a fare, fu quella di far promettere al giovane Zsasz di entrare in marina. Li avrebbe ricevuto l'educazione che loro non sarebbero riusciti a dargli fino in fondo e, sfruttando il poco nome che rimaneva alla loro famiglia, il padre riuscì a chiedere il favore ad un suo ex superiore, di ignorare la strada che aveva preso il fratello Viktor e di accettare il figlio minore come recluta. Come risarcimento per la perdita subita anni prima.
    Turbato dal suo passato e non troppo equilibrato, Zsasz passò gli ultimi anni dell'adolescenza in caserma, dove gli venne insegnato a combattere, dove venne istruito e fatto crescere come un marine integerrimo, nel ricordo dei suoi genitori, morti qualche settimana dopo il suo ingresso nell'arma.
    Non ebbe più contatti diretti con il fratello e non parlò mai con nessuno del loro legame. Tuttavia cercò sempre di tenersi informato sulle sue gesta e sui suoi movimenti per riuscire, un giorno ad incontrarlo, sperando di non essere attaccato a vista.
    In fondo, anche se l'abito non fa il monaco, l'abito è pur sempre quello di un marine.
    Ma decisamente solo quello.
     
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